gli scorsi venerdì e sabato 22/23 maggio, a Milano si è svolto il Congresso Nazionale di Federmanager. A questo Congresso ho partecipato in rappresentanza dei nostri territori. Come sapete il tema principale era l’elezione del nuovo Presidente nazionale e degli organi direttivi. In allegato trovate i nominativi degli eletti alle varie cariche.
Mi preme sottolineare che al Congresso è stato ampiamente dibattuto il tema delle pensioni e degli effetti su di esse della recente sentenza della Corte Costituzionale e delle conseguenti mosse del Governo Renzi. In allegato trovate la Lettera che il Presidente Stefano Cuzzilla ha inviato agli Associati in pensione, così come il Comunicato Stampa diramato ieri dalla Federazione. La Federazione si sta muovendo, attendiamo sue indicazioni sul che fare.
Ad un certo momento sono intervenuto anch’io sul tema e dal podio ho pubblicamente ribadito quanto segue:
- dobbiamo pretendere di sedere ai tavoli dove si discute di politica industriale, sia a livello nazionale sia a livello regionale, dalla grande impresa multinazionale alla start-up visionaria … abbiamo lasciato il monopolio della rappresentanza industriale alla sola Confindustria e questo non va bene. Senza managers, gli imprenditori non vanno da nessuna parte nel mondo globalizzato! Noi siamo un elemento importantissimo dell’equazione e vogliamo e dobbiamo contare ai tavoli dove si decide la politica industriale del nostro Paese;
- dobbiamo contribuire a creare e delineare una “politica del lavoro manageriale”, la grande assente nel dibattito nazionale e regionale sul lavoro. Le imprese ci dicono che hanno bisogno di più managerialità, la Politica ci dice che serve un tessuto industriale con connotati più manageriali e meno piccolo-imprenditoriali, ma noi siamo stati afoni fino ad oggi … dobbiamo prendere in mano le redini del nostro destino professionale senza delegarlo a nessun altro, o scompariremo come categoria;
- a questo punto diventa un elemento dirimente la nostra leadership, chiara e netta, sul dibattito “contrattazione collettiva nazionale” vs. “contrattazione collettiva aziendale”. Dopo le parole di Giorgio Squinzi e Mario Draghi c’è poco da stare tranquilli per la contrattazione a livello nazionale, e noi dobbiamo pretendere di far parte del dibattito senza remore e senza pudore. Qualunque sia l’esito di questo dibattito, deve essere l’esito di un processo che ci ha visto protagonisti e non comprimari di qualcun altro.
Siamo una categoria di persone responsabili e siamo la chiave di volta per la ripartenza dell’economia. Siamo un prezioso alleato e non un nemico da abbattere. Vogliamo contare!
Grazie dell’attenzione
Valter Quercioli