Previdenza e fiscalità
Passato, presente e futuro
Giovedì 24 novembre – ore 16:00/18:00
Presso: Hotel Kraft
Via Solferino, 2, 50123 Firenze FI
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Gentile collega,
giovedì 24 novembre presso l’Hotel Kraft ci ritroveremo per parlare delle ultime novità che riguardano le pensioni. Lo faremo insieme a Antonio Pesante, un nostro collega esperto in materia pensionistica.
Di seguito troverete le ultime notizie in materia di perequazione pensionistica che scatterà da gennaio 2023, sarà uno dei temi che affronteremo durante la nostra l’incontro.
COMUNICATO:
In serata di mercoledì 9 novembre il Ministero dell’Economia ha annunciato che Giancarlo Giorgetti ha firmato il consueto decreto che stabilisce dal la misura della “perequazione” dal 2023 , cioè l’adeguamento degli assegni pensionistici alla dinamica dei prezzi. Visto il caro-energia degli ultimi mesi, è una cifra che non si vedeva da decenni: +7,3%, in considerazione dei dati Istat disponibili fino al 3 novembre scorso. Sono cifre di non poco conto: se si prende il solo trattamento minimo, si passa da 525,38 a 563,73 euro ovvero circa 38 euro in più al mese, quasi 500 euro all’anno considerando le tredici mensilità.
I trattamenti non salgono tutti della stessa entità. La rivalutazione si applica infatti in quote differenti, a seconda delle fasce di reddito:
100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
In sostanza, la percentuale del 7,3% diventa qualcosa di meno con il crescere dell’assegno. Da 2.102 a 2.627 euro (ossia, tra quattro e cinque volte il minimo) si passa al 6,57% (il 90% del 7,3%) e al di sopra si scende al 5,475% (il 75% del 7,3%). Senza considerare che, ovviamente, a questi livelli di reddito subentra poi il prelievo marginale dell’Irpef e perciò gli importi netti degli aumenti variano in funzione del livello di reddito che si raggiunge.
Quello della perequazione è comunque un meccanismo che è tornato a essere recentemente più generoso. Perché in passato l’esigenza di contenere la spesa pubblica aveva fatto sì che le decurtazioni non fossero calcolate per fasce di pensione (un po’ come avviene per l’Irpef) ma sull’intero importo. Oggi, ad esempio, su un assegno da 2.500 euro lordi la rivalutazione si applicherà con il +7,3% per la quota fino a 2.102 euro, poi con il +6,57% per la parte superiore ovvero da 398 euro. Al lordo delle tasse, dunque, quell’assegno il prossimo anno salirà a 2.680 euro e quindi la rivalutazione sarà del 7,2%.
Ci piace ricordare che contro i meccanismi di rivalutazione più penalizzanti per le pensioni più alte Federmanager ha sempre svolto attività di contrasto per la tutela dei colleghi pensionati.
A differenza di quel che avviene per i redditi da lavoro dei dipendenti, che devono attendere le tornate di rinnovi contrattuali per spuntare un aumento della busta paga, i pensionati hanno almeno la garanzia di ricevere – seppur con un anno di differita – un incremento nel trattamento a stretto giro rispetto all’infiammarsi dei prezzi, particolarmente importante in questa fase.
L’adeguamento è provvisorio e necessita di un aggiornamento quando Istat comunicherà i dati definitivi sull’inflazione . Se si prende l’ultimo dato Istat relativo al mese di ottobre, ad esempio, si ha una inflazione acquisita per il 2022 che già arriva all’8%. Proprio per quest’anno, ad esempio, un primo decreto del novembre 2021 aveva fissato la misura dell’adeguamento all’1,7%. Poi, alla luce dei dati consolidati sui prezzi, è stato determinato un conguaglio dello 0,2% (in media: 17 euro) che è stato versato in anticipo già col rateo di novembre.
Una doverosa precisazione è che tutti gli importi anzi descritti sono al lordo delle trattenute fiscali.